Federica Paracchini è in AIC dal 2018: scopriamo qualcosa di più su di lei!
Da quanti anni fai parte di AIC?
Dal 2018
Come hai conosciuto l’Associazione?
Appena sono stata diagnosticata celiaca, la gastroenterologa mi ha consigliato di associarmi ad AIC in modo da potermi confrontare con altri celiaci e non sentirmi sola nel nuovo status di vita.
Cosa pensi di aver dato ad AIC e cosa pensi di aver ricevuto dall’associazione?
Far parte di un’associazione mi ha consentito di non sentirmi sola e sapere di poter contare su un aiuto reale.
Celiaca e mamma di un bambino celiaco, credo di aver avuto la possibilità di aiutare chi come me si trova ad affrontare la consapevolezza che è l’inizio di una soluzione e non la fine di una vita. Mi sono sempre prodigata per far conoscere la celiachia e far capire che non bisogna aver paura ma bisogna conoscerla per affrontarla con serenità.
Mi sono sentita parte di una famiglia con Chiara Soltoggio (Referente della provincia di Sondrio) conosciuta in vacanza, si è da subito stabilito un feeling che è andato oltre le distanze e ho trovato un grande aiuto. Da lì ho conosciuto altri volontari e ho capito che solo insieme e uniti, ognuno con le proprie differenze, potremo diventare il punto di forza di noi stessi. Togliendo la paura di viaggiare.
Che cosa significa per te essere referente AIC, perché lo sei diventata?
Sul mio territorio c’è pochissima conoscenza della celiachia, c’è tanta difficoltà per i giovani e ho sentito il desiderio di continuare con il mio obiettivo di far conoscere la celiachia, partendo dal mio territorio.
C’è un episodio particolare e significativo che ci vuoi raccontare?
Ho partecipato a un incontro organizzato a Bormio in piazza da una chef. Io e mio figlio eravamo sconvolti da quanto ascoltavamo, poi i miei occhi si sono incrociati con quelli di Chiara. Ho visto la sua cartelletta AIC e ho capito che potevamo avere un confronto. Questo episodio mi ha fatto capire l’importanza di poter aiutare chi ha bisogno di soluzioni concrete.
Ad una cena tra colleghi, una persona si gira verso di me e mi dice: cosa si prova ad essere malati come te? Io mi sono sentita smarrita, impietrita da tanta cattiveria. Non solo dovevo stare lì ad osservarli a cenare perché non avevano pensato a me, dovevo sentirmi ulteriormente emarginata. Questo episodio mi ha fatto capire che dovevo rimboccarmi le maniche attivamente per evitare un domani questa sensazione a mio figlio o a qualsiasi altra persona.
Quale luogo consideri il posto del cuore nella tua provincia?
Adoro il lago di Como perché ha qualcosa di magico. In ogni stagione riesce ad incantare, grazie alle montagne che lo circondano, ai boschi. Sono luoghi dove i profumi si intrecciano con i colori, rendendo unico ogni cammino, lento o veloce che sia.
Qual è la tua ricetta senza glutine del territorio preferita?
Amo cucinare e da quando sono celiaca ho sperimentato tantissimo, trovando soluzioni molto interessanti. La materia prima è importante e per sapere scegliere ci vuole conoscenza e in cucina ci vuole voglia di sperimentare. Del lago di Como mi piace la Polenta uncia.